Vai al contenuto

Ospedale Maria Vittoria, i nostri punti saldi

Ieri il Sindaco ha consegnato alla Regione un dossier relativo alle aree sulle quali potrebbe sorgere il nuovo ospedale dell’area nord della città nell’ambito del piano di nuova edilizia sanitaria regionale. L’investimento sarà pari a 185 milioni di euro con fondi Inail e la Città di Torino è chiamata dalla Regione a individuare un’area di 80/100mila metri quadrati per un ospedale di 500 posti letto.

Non esistono soluzioni predeterminate e come Sinistra Ecologista crediamo sia necessario che si apra una fase di discussione pubblica, con il coinvolgimento del Consiglio comunale, delle Circoscrizioni interessate, delle rappresentanze sociali, professionali e territoriali, e della cittadinanza.

Con alcuni punti saldi, che per noi sono questi:

  1. Il Maria Vittoria è ormai vetusto e inadeguato. Una nuova struttura ospedaliera pubblica è una richiesta avanzata a gran voce innanzitutto da medici e infermieri che ci lavorano ed è condivisa da chi si occupa di politica sanitaria.
  2. Restaurare il Maria Vittoria in maniera integrale e radicale richiederebbe un suo svuotamento per anni, incompatibile con la necessità di non diminuire la disponibilità di pronto soccorso e letti nei reparti. Al contempo, non si può decidere di costruire qualcosa di nuovo se non si decide cosa fare di ciò che si abbandona. Per noi il Maria Vittoria deve restare un presidio pubblico a vocazione sanitaria e sociale: la Regione e l’Asl non possono pensare che l’attuale ospedale venga venduto per l’ennesima operazione di privatizzazione dello spazio pubblico a favore di fondi immobiliari, nè che il Maria Vittoria resti un luogo vuoto e abbandonato. Quando si parla offerta sanitaria nella città di Torino non si può non ricordare lo scandalo del Maria Adelaide di Lungo Dora Firenze, che è intollerabilmente vuoto e per il quale la Regione non ha ancora individuato i fondi che serviranno per la realizzazione, in una porzione della struttura, di una Casa di Comunità.
  3. Per decidere la collocazione di un ospedale occorre tenere conto del quadro complessivo dei bisogni e dell’offerta sanitaria cittadina – fatta di posti letto, reparti, medicina territoriale. Sulle Case della Comunità e sugli Ospedali della Comunità, previsti dal Pnrr, permangono incertezze, a cui la Regione non sta dando risposta, relative ad alcune sedi (come via Silvio Pellico e via Farinelli) e ai servizi che verranno erogati. Sul nuovo Parco della Salute e della Scienza che dovrebbe sostituire il grande polo ospedaliero-universitario della parte sud della città la situazione è ancora ferma e ci sono ancora troppe incertezze. E’ necessario avere un censimento chiaro dei bisogni sanitari, per capire quanti posti letto sono necessari per le strutture nascenti. E’ necessario che la Regione investa sulle assunzioni di personale sanitario e infermieristico, modificando drasticamente la politica di tagli messa in atto negli ultimi anni.
  4. Evitare il consumo di suolo resta una priorità, che ha un impatto anche sulla salute delle persone. Per questo l’ipotesi che il nuovo ospedale sorga su un terreno libero, come quello adiacente alla Pellerina oggi adibita ad area giostre, presenta evidenti criticità. Ciò a maggior ragione in una città in cui i vuoti urbani sono tanti, a partire dall’area vicina alla Pellerina dello stabilimento Thyssenkrupp, chiuso da 14 anni e teatro della strage sul lavoro che tutti ricordiamo, e che è peraltro di proprietà di una società solida e che deve farsi carico delle bonifiche, con la quale è necessario aprire un’interlocuzione seria. Le risorse sono limitate e sappiamo che la scelta di aree private o di aree da bonificare comporterebbe costi maggiori, fattore ancora più critico in questa fase di rincari di materiali ed energia, come dimostra la vicenda del Parco della Salute. Ma proprio perché il nuovo ospedale della zona nord è un’opera così importante e che cambierà il volto della nostra città, non possiamo rinunciare a cogliere quest’occasione, pensando che l’unica via sia quella più economica e meno ambiziosa: occorre se necessario reperire ulteriori fondi, che siano sufficienti anche per l’acquisizione di aree attualmente non di proprietà pubblica e per interventi di ripristino.

Auspichiamo dunque una fase di discussione e approfondimento che coinvolga tutte e tutti. Noi ci siamo e vogliamo contribuire a una scelta razionale, nell’interesse esclusivo della salute delle persone, che passa anche dalla tutela dell’ambiente.

Alice Ravinale, capogruppo e portavoce di Sinistra Ecologista

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *