𝐈𝐧 𝐈𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚 𝐨𝐠𝐧𝐢 𝟑𝟓 𝐨𝐫𝐞 𝐦𝐮𝐨𝐫𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚 𝐢𝐧 𝐛𝐢𝐜𝐢𝐜𝐥𝐞𝐭𝐭𝐚, 𝐭𝐫𝐚𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐜𝐡𝐢 𝐠𝐮𝐢𝐝𝐚 𝐮𝐧’𝐚𝐮𝐭𝐨𝐦𝐨𝐛𝐢𝐥𝐞 𝐨 𝐮𝐧 𝐦𝐞𝐳𝐳𝐨 𝐩𝐞𝐬𝐚𝐧𝐭𝐞.
I decessi nei primi otto mesi del 2022 sono stati 106, 229 nel 2021. Secondo i dati ISTAT 2021 gli indici di mortalità e lesività per categoria di utente della strada evidenziano rischi più elevati per gli utenti vulnerabili, rispetto a quelli di altre modalità di trasporto. L’indice di mortalità per i pedoni, pari a 3,0 ogni 100 incidenti per investimento di pedone, è 4,6 volte superiore a quello degli occupanti di autovetture (0,7). Il valore dell’indice di mortalità è invece 1,8 volte più alto per i conducenti e passeggeri di biciclette, elettriche e non, e di monopattini (1,2 morti ogni 100 incidenti).
E’ quindi fondamentale, per mettere fine a queste morti, che il contesto stradale sia improntato alla maggiore sicurezza possibile.
Invece, di fronte a questa strage continua, il Governo ha deciso di cancellare i 94 milioni di investimento già stanziati per il biennio 2023/2024 per la realizzazione di zone 30 e infrastrutture per la ciclabiltà nella legge di bilancio 160/2019 (art. 1 comma 47) .
E’ una scelta criminale oltre che anacronistica, che fa ancora più impressione a poche ore dall’omicidio di Davide Rebellin, il campione del ciclismo schiacciato da un mezzo pesante mentre si allenava.
Il lavoro da fare per rendere le nostre città e le nostre strade sicure e vivibili è improcrastinabile e va colmato il gap di sicurezza fra chi chi utilizza l’auto e chi sceglie un mezzo più sostenibile.
Lo ricorda il dossier L’Italia non è un paese per bici presentato pochi giorni fa da Clean Cities, FIAB, Kyoto Club e Legambiente, che riporta che l’Italia tra il 2018 e il 2018 ha investito o impegnato risorse nell’auto quasi 100 volte più che nelle due ruote a pedali: 98 miliardi di euro per il settore automotive e le infrastrutture stradali, contro poco più di un miliardo per bonus bici e ciclabili urbane ed extraurbane. Il risultato è che l’Italia, sul piano della ciclabilità, è il fanalino di coda del contesto europeo: le città italiane hanno una media, secondo i dati ISTAT, di 2,8 km di ciclabili ogni 10.000 abitanti (1,5 in media nelle 14 città metropolitane). Ad Helsinki sono 20Km/10.000ab, ad Amsterdam 15km, a Copenaghen 9 km.
Per combattere una strage quasi quotidiana e per decarbonizzare rapidamente il settore dei trasporti che è oggi causa di quasi un terzo delle emissioni di CO2, il dossier suggerisce un grande investimento pubblico di almeno 500 milioni l’anno fino al 2030 per quadruplicare i chilometri di percorsi ciclabili. Sembra una cifra enorme ma è appena il 3,5% di quanto già stanziato per il comparto auto e le infrastrutture connesse.
La sicurezza stradale, il diritto alla mobilità attiva, la vivibilità della nostra Città, il miglioramento della qualità dell’aria e, non ultima, la lotta all’emergenza climatica e il sono punti fondamentali dell’azione di Sinistra Ecologista Torino e continueremo a batterci in tutte le sedi istituzionali affinché siano sempre al centro delle politiche dell’amministrazione.
Alice Ravinale, co-portavoce di Sinistra Ecologista e capogruppo in Consiglio Comunale
Giuseppe Piras, coordinatore della Commissione Mobilità e Lavori Pubblici in Circoscrizione 7