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Eurovision Song Contest, un primo bilancio dell’evento

Si è concluso Eurovision Song Contest ed è momento di un primo bilancio. È stato un evento molto positivo per la nostra città, che ha visto l’impegno generoso di dipendenti comunali, professionistə del settore dello spettacolo, lavoratrici e lavoratori della Rai, oltre a volontarie e volontari e operatrici e operatori dei servizi di supporto come sanità e protezione civile. Torino ha accolto migliaia di visitatrici e visitatori dal resto d’Italia e dall’estero, dei quali moltissimi giovani, accomunati da passione per la musica, voglia di stare insieme dopo la pandemia, rispetto di tutte le differenze. Apertura al mondo, tolleranza, capacità di fare: queste caratteristiche ci rendono orgogliosə della nostra città.

Non è una novità, se pensiamo alla grande stagione dei festival come Pellerossa e Traffic, a Club to Club e altri happening musicali che hanno saputo unire grandi numeri a promozione di cultura e nuovi linguaggi. 

La valutazione positiva non elimina la consapevolezza che alcuni aspetti di eventi di questo tipo, dalle modalità di ricorso al volontariato all’impatto che hanno sulle aree verdi cittadine alla concentrazione del tutto in pochi spazi della città, possono e devono essere migliorati, come abbiamo già sottolineato nelle sedi istituzionali.

La sfida, per noi, è investire su questo “riaprirci al mondo” sapendo mettere a fuoco potenzialità e rischi, punti di forza ed elementi da tenere sotto controllo. In sintesi: è cruciale pensare agli eventi partendo dall’impatto sociale e ambientale che vogliamo ottenere.

Grandi kermesse come Eurovision devono essere occasioni per generare effetti positivi. Prima di tutto lavoro buono in tanti settori, a partire da quello culturale che ha particolarmente sofferto la pandemia. Ma non solo. Opportunità per potenziare i mezzi pubblici e le forme di mobilità senz’auto. Leve per riconnettere spazi di città, valorizzando le aree al di fuori del centro. Strumenti per coinvolgere tutte le energie creative, facendo emergere anche quelle “invisibili” al mainstream. Momenti per rilanciare la vita notturna della città, che a Torino è sempre stata una risorsa importante e non “malamovida”.

Noi crediamo che sia possibile costruire un “modello Torino” di “eventi” che sappiano raccogliere insieme la partecipazione democratica dei “punti verdi” pensati con lungimiranza nella grande stagione degli anni Settanta, la potenza creativa della scena musicale degli anni Novanta, la forza di parlare al mondo del movimento dei Fridays for Future di questi ultimi anni. Saranno proprio loro i protagonisti del prossimo “grande evento”, con la conferenza e il Climate Camp di fine luglio, che tutta Torino dovrà assumere come importante momento di crescita collettiva.

Siamo convinti che condizioni necessarie per eventi che siano davvero un volano di sviluppo umano e sociale siano la compatibilità dell’organizzazione e dello svolgimento dell’evento con la fruizione quotidiana da parte degli abitanti della zona scelta per la manifestazione, la salvaguardia delle aree verdi e del complessivo equilibrio dell’ecosistema (quindi animali compresi), l’accessibilità piena delle persone con disabilità, il coinvolgimento reale del tessuto associativo e commerciale che offre abitualmente ricreazione e cultura popolare.

Si può fare, con l’entusiasmo di questi giorni di Eurovision e la voglia di un mondo migliore che anima le forze progressiste più dinamiche della nostra città. Noi ci proveremo, lanciando un percorso aperto a realtà organizzate, studiose/i, operatori culturali e sociali, organizzazioni sindacali per costruire insieme il “modello Torino” per eventi internazionali sostenibili e inclusivi.

Alice Ravinale e Emanuele Busconi,

Portavoce di Sinistra Ecologista

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