Ho voluto organizzare, nella sala di Palazzo Civico a disposizione per le iniziative dei gruppi consiliari, un incontro aperto alla cittadinanza in cui è stato presentato, a un anno esatto dalla sua uscita, il report di Amnesty International che ha inquadrato le politiche messe in atto dai governi di Israele nei confronti del popolo palestinese nella fattispecie di apartheid, così come riconosciuta dalle convenzioni internazionali.
L’incontro, per unanime riconoscimento di coloro che vi hanno preso parte, compreso chi ne ha criticato lo stesso svolgimento, è stato un momento di approfondimento di notevole livello.
Il report di Amnesty è frutto del lavoro di quattro anni: un lavoro di studio approfondito di leggi, sentenze, ordini militari e di ricerca sul campo, che arriva alla conclusione che il trattamento riservato al popolo palestinese in Israele, nei Territori Palestinesi Occupati e a Gaza rientri nella definizione di apartheid a fronte della frammentazione territoriale e della segregazione giuridica delle comunità palestinesi, dello spossessamento di risorse naturali, case e territorio, della negazione di residenza, nazionalità e diritti alla vita famigliare, delle restrizioni alla libertà di movimento e ai diritti di partecipazione politica, delle politiche di contrasto allo sviluppo della Palestina, dei trasferimenti forzati, della detenzione amministrativa, delle uccisioni arbitrarie. Una violazione dei diritti sistematica e un controllo sulla vita delle persone palestinesi, che godono in quanto tali di diritti inferiori.

Apartheid “è un termine fortissimo che ha scosso la comunità internazionale e irritato profondamente le autorità israeliane. Ma come si può definire se non così la violazione del diritto all’autodeterminazione palestinese nel suo elemento territoriale, economico, socio-politico e culturale dei palestinesi di Gaza Cisgiordania e Gerusalemme?”. Sono parole di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati dal 1967, che nel suo rapporto di ottobre 2022 conferma le conclusioni a cui è giunta Amnesty International così come prima ancora già molte ONG e istituti di ricerca, anche israeliani.
Mercoledì a Palazzo Civico abbiamo discusso di tutto questo, con l’intento di riportare l’attenzione su una situazione di violazioni sistematiche che dura da troppi anni e che non potrà che peggiorare a fronte dell’ulteriore spostamento a destra del governo israeliano, contro il quale peraltro centinaia di migliaia di israeliani e israeliane stanno scendendo in piazza. Abbiamo approfondito le pratiche di Mekorot, la società idirica israeliana che limita l’accesso per il popolo palestinese all’acqua pulita e potabile, motivo per cui secondo noi di Sinistra Ecologista il recente protocollo d’intesa stipulato tra tale società e IREN non è opportuno. Abbiamo ribadito che è necessario conoscere, per tornare a chiedere con forza percorsi di pace e la cessazione delle violenze. Abbiamo parlato di universalità dei diritti umani, che vanno pienamente riconosciuti ad ogni persona, israeliana e palestinese.
Di questo abbiamo discusso. Non una parola che potesse mettere in dubbio l’esistenza dello Stato di Israele o incitare all’odio nei confronti di ebree ed ebrei è stata pronunciata, né mai avrei permesso che questo avvenisse. Eppure, mi ritrovo oggi a dovermi difendere dall’accusa, odiosa e pesantissima, di essere antisemita e di aver dato voce a posizioni antisemite, che mi viene mossa da un esponente di Fratelli d’Italia e dall’Associazione Italia Israele.
Serve a poco, purtroppo, ribadire l’ovvio, ovvero che la critica alle politiche messe in atto dal governo di uno stato in palese spregio delle convenzioni internazionali nulla ha a che vedere con l’odio discriminatorio. Si tratta di una strategia di delegittimazione, messa in capo dalla destra da tempo, che rende sterile qualsiasi confronto, che pure sarebbe tanto necessario su una questione così grave e complessa. Ed è purtroppo una strategia che funziona: questa infatti era la notizia per i media di ieri, con la violazione dei diritti fondamentali di oltre 7 milioni di persone palestinesi che resta sulla sfondo, non viene messa a fuoco, diventa un pretesto per piccoli scontri politici per le pagine locali dei quotidiani.
Dalle accuse che ledono la mia onorabilità e quella di tutta Sinistra Ecologista mi difenderò, se necessario, nelle sedi opportune. Intanto, io nel mio piccolo e tutti noi di Sinistra Ecologista continueremo a fare quanto possibile per dare voce a chi denuncia quelle violazioni e per far sì che ogni persona abbia pieni diritti e dignità.
Alice Ravinale